Il senso del limite si presenta spesso senza preavviso, nei miei processi mentali, dopo il volo del sogno arrestato da un brusco risveglio. Io lo idealizzo come un grande muro che preclude lo sguardo e mi trascina nell’ombrosa percezione dell’inconoscibile. In quest’affannosa condizione, sorge in me l’esigenza di rielaborare la realtà cercando altrove, con la ludica bramosia del bimbo.
Ho ricomposto il grande muro con nuove sembianze, di forme anamorfiche, di personaggi resi attori nel mio teatro dell’ignoto. E stranamente, con questi, mi sento un beffardo burattinaio di domande irrisolte, animate come note musicali lungo lo spartito di una nuova e passionale esperienza di gioco.